Il Sologamy di A. e il racconto di un matrimonio con se stessi
Questo è il breve racconto de il Sologamy di A, ovvero di un matrimonio con se stessi. Una cerimonia laica con un rito simbolico personalizzato e decisamente originale.
Perché sposarsi con se stessi? Esiste una motivazione seria per organizzare un matrimonio da Single? In questo articolo vi spiego il motivo per cui, nella mia veste di Celebrante Laica, ho acconsentito a svolgere una Cerimonia Sologamica. Ecco il racconto di una giornata davvero particolare, un matrimonio con se stessi, il Sologamy di A.
Ho già avuto modo di dare una mia personale interpretazione riguardo al Sologamy, ovvero il “matrimonio in solitaria” qui.
Durante il lockdown ho avuto la fortuna di conoscere e confrontarmi con R.L. un ragazzo gentile e disponibile che mi ha raccontato di lui e delle motivazioni che lo hanno spinto a compiere questa scelta particolare. Guarda caso, le sue non erano certo ragioni frivole e questo mi aveva confermato che ricorrere ad un evento così importante e, per certi aspetti, inevitabile come il matrimonio con se stessi aiuta chi lo compie a creare un cambiamento significativo ed importante della sua vita.
Alcuni passaggi, anche rituali, possono realmente infondere, alla persona che decide di sposare se stessa, sicurezza nelle proprie potenzialità, emancipazione dal dolore (un dolore a volte anche trascinato per anni senza che giunga ad una fine), progredire nel quotidiano con la consapevolezza che tale gesto non chiuderà le porte agli altri ma, anzi, sarà uno stimolo a potersi rapportare al prossimo con maggior serenità.
Preparare il Sologamy di A. mi ha dato modo di conoscere anche me stessa, confrontandomi con una persona che ha sofferto, tanto, ma che non si è mai data per vinta, anche se quando ci siamo conosciute i graffi dei passati dolori erano ancora presenti. Durante il periodo della costruzione del matrimonio con se stessa, però, ne ho percepito un forte cambiamento. Prima un precipitare nei ricordi della sofferenza, nel racconto appassionato delle sue esperienze, nella malinconica tristezza delle sue parole. Poi un periodo di affannosa constatazione e consapevolezza di quel che andava organizzando, il realizzare che dentro stava accadendo qualcosa di intimo e ineluttabile che contribuiva anche a crearle momenti altalenanti tra la rabbia per gli eventi passati e la determinazione a non fermarsi e continuare il suo processo di rinascita. Al termine di questo percorso, ovvero il fatidico giorno del suo Sologamy, A. vi è giunta con una tale lucidità e serenità, con uno stato di pacifica consapevolezza e placidità che glielo si leggeva in viso. Era radiosa! E non è un caso se un raggio di sole sotto la frescura di una quercia scelta per l’evento la illuminava. Non era stata solo la cerimonia in sé a conferirle tale stato di leggerezza ma il cammino fatto per arrivare a quel giorno. E, se posso confessare una cosa poco ortodossa, per me era accaduto un po’ lo stesso come celebrante: anche se non avessi più celebrato il rito di Sologamia di A. le emozioni provate per scrivere l’intera cerimonia erano state oltremodo appaganti. Poter entrare così in confidenza con una persona così speciale, colta, intelligente, sensibile e leggere nei suoi occhi divenuti, dopo quell’atto rinnovatore, profondamente cristallini, mi ha arricchita.
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