Può la Commemorazione di una persona cara, significativa e che ha lasciato un vuoto enorme nella propria vita, essere un valido strumento per l’elaborazione del lutto? Perché celebrare laicamente una persona scomparsa anche da diversi anni ? Cosa spinge le persone a prolungare un momento così doloroso? A cosa serve richiamare alla memoria un passato che ormai non riguarda quasi più nessuno? Domande logiche alle quali mi auguro di poter dare una risposta condivisibile.
Preparare la celebrazione della Commemorazione di S. mi ha fornito la consapevolezza di essere uno strumento di cura per chi mi ha chiesto di creare l’evento, che chiamerò A. In qualità di strumento, oltre a dare, però, ho anche ricevuto. Il sentimento primario che ho provato nel costruire l’intera cerimonia mi ha aiutata ad accettare con più consapevolezza l’inesorabilità della morte.
L’individuo appartenente ad una qualsiasi religione attua una strategia di accettazione della morte rifugiandosi nella sua dottrina poiché possiede la “fede”. Apparentemente tutto a posto ma, se questo non è sufficiente o una persona è priva di un credo religioso, come fare a superare un momento di smarrimento nel limbo del lutto, ricercando nuovamente se stessi dopo la morte di una persona cara? La cerimonia laica è un utile antidoto, un esordio propedeutico a quel lungo processo di ricostruzione che ognuno di noi necessita per continuare a vivere – e non a sopravvivere – a tale evento traumatico.

Come si costruisce una Commemorazione? Com’è che questo rito diventa un aiuto all’elaborazione del lutto?
Durante lunghe chiacchierate e reciproche considerazioni sulla vita e la morte con A, abbiamo pian piano definito quelle che erano le motivazioni di fondo che la spingevano nella direzione del rito simbolico e come trattare gli argomenti che facevano parte della sua storia. Nel corso di quelle settimane le pagine bianche in me pian piano venivano riempite, prendendo la forma adeguata, tagliata sulla personalità del defunto commemorato e della persona addolorata. Intorno a me si manifestavano i più disparati riferimenti legati a ciò che stavo costruendo, si aggiungevano alla scaletta, che pian piano si andava a consolidare sempre di più. E’ così, da un bellissimo articolo che mi è capitato di leggere mentre ero in spiaggia, che è nata la mia personale “cabina del vento”. E’ così, da un post di Facebook che parlava di poesia, che mi si è presentata proprio quella poesia, che ho poi letto e intorno alla quale ho inserito l’elogio. E’ cosi, da letture varie, film visti e dallo studio dei miei appunti e degli scritti del dolente, che è nato anche il discorso di S. Un discorso che mirava a confermare ad A. il superamento di uno scoglio fino ad allora arduo da lasciarsi dietro.
La Commemorazione di un defunto non è una cerimonia mordi e fuggi bensì un prendersi del tempo per analizzare momenti di vita vissuti insieme, momenti di costruzione e anche momenti di distruzione o di scontro. Serve a riprendersi anche il tempo per piangerli quei momenti. Lascia spazio all’introspezione e ad avere il coraggio di affrontare i propri fantasmi. Permette di riconoscere se stessi prima e conoscere il nuovo se stessi dopo. E dopo aver svolto questo percorso è naturale voler condividere, anche con le persone che apprezzavano il defunto, un lasso di tempo ritagliato alla vita frenetica, creando una bolla temporale nella quale circondarsi del suo malinconico ricordo, riappropriandosi dei giusti tempi per condurre l’elaborazione del lutto ad un livello superiore.

Quando, poi, si arriva al momento della cerimonia vero e proprio il cuore è più leggero e la mente può godere di tale leggerezza senza pudore. L’ho visto con i miei occhi. L’ho letto negli occhi di A. e nella sua serafica pacatezza durante lo svolgersi del rito. Io apparivo decisamente più emozionate di A. Ma questo ha solo confermato che, anche se il mio ruolo era istituzionale, l’empatia che si era creata tra noi è stata l’ingrediente fondamentale per la riuscita della Commemorazione di S. Sono convinta di essere stata “strumento” e di aver fornito un piccolo aiuto per la sua personale elaborazione del lutto. E dato che la cura ha sortito il suo effetto, subito dopo la cerimonia di addio, abbiamo celebrato la Cerimonia del Sologamy di A. ovvero il rito di rinascita e riscatto dal dolore.
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